Capolavori da scoprire con urgenza

L'ampia opera di Emilie Mayer è ancora tutta da scoprire. Il Quartetto per archi in mi minore, uno dei dodici (!), è caratterizzato da chiarezza, unità e temi accattivanti.

Emilie Mayer, disegno di autore ignoto. Wikimedia commons

Ad oggi, nessuna delle relativamente poche compositrici del XIX secolo è riuscita a raggiungere le vette dei colleghi uomini. Le produzioni di donne di pari livello sono ancora delle curiosità nel mondo dei concerti; metterle in evidenza in un programma, per quanto meritevole e onorevole, equivale a una stigmatizzazione involontaria. Una donna che in vita fu riconosciuta e apprezzata dal pubblico e dai colleghi fu la compositrice Emilie Mayer (1812-1883), originaria del Meclemburgo.

La sua opera è notevole; era considerata molto ambiziosa e laboriosa, tanto da sacrificare la propria famiglia alla sua arte. La sua vita fu caratterizzata da otto sinfonie, dodici quartetti per archi, musica da camera per pianoforte, quindici ouverture da concerto, sonate per violino e violoncello, opere per pianoforte, un singspiel basato su Goethe, canzoni e cori a quattro voci, una vivace vita concertistica, una casa a Berlino aperta a personaggi della società e a concerti, e il rispetto di uomini e donne.

È difficile capire perché lei e la sua opera siano tornate a essere così silenziose, dato che contengono tutto ciò che fa buona musica: padronanza tecnica e strumentale, temi immediatamente concisi e comprensibili, raffinatezza, innovazione, cantabilità e un sapore specificamente individuale. Si potrebbe obiettare che non era diversa da molti compositori del suo tempo, come Friedrich Gernsheim, quindi la storia non è giusta. Ma perché sulle pedane dei concerti delle buone orchestre non si ascolta la grande e travolgente Quinta Sinfonia in fa minore, bensì per l'ennesima volta Brahms, accanto al quale non ha bisogno di nascondersi, ma potrebbe quasi essere scambiato per lui? Purtroppo gli organizzatori e i direttori di concerti sono spesso troppo disinteressati o ignoranti. Purtroppo, la compositrice non ha nemmeno un sostenitore impegnato sotto forma di una Società Emilie Mayer, che deve ancora essere fondata!

Dodici quartetti per archi del periodo tardo-romantico sono un numero insolitamente elevato; la Mayer fu quindi intensamente coinvolta in questo genere. Essi risalgono alla sua prima fase compositiva, l'ultimo dei quali, l'op. 14 in sol minore, fu pubblicato nel 1858, quando la Mayer era ormai un maestro pienamente maturo del suo mestiere che amava riferirsi a Beethoven in questo periodo. Mentre i due quartetti per pianoforte e i trii per pianoforte sono stati registrati, non esistono registrazioni dei quartetti per archi. La presente partitura è caratterizzata da un'architettura cristallina, voci equilibrate, unità formale e bei temi. Non ci sono intrecci o intrecci complessi come nelle opere di Schumann. Non è nemmeno modellata sul tardo Beethoven, ma al massimo sul Beethoven medio. È certamente un brano che vale la pena di riscoprire. È solo un peccato che l'edizione Furore continui a fare affidamento su un aspetto esteriore davvero poco attraente e metta il grande contenuto in una copertina scadente, dietro la quale non ci si può aspettare alcun gioiello.Image

Emilie Mayer: Quartetto per archi in mi minore, a cura di Heinz-Mathias Neuwirth, prima edizione, fue 10056, € 39,90, furore-Edition, Kassel

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