Filosofia musicale con una mente più aperta

Nel suo ultimo libro, Daniel Martin Feige attinge all'estetica di Adorno e cerca di renderla fruttuosa per la musica jazz e pop.

Immagine: Pixabay/Garik Barseghyan

Theodor W. Adorno, il grande filosofo della musica del XX secolo, non era notoriamente un fan del jazz e della musica pop. Le sue affermazioni al riguardo sono più che altro la prova di un atteggiamento difensivo che di una fondamentale apertura verso le diverse culture musicali. Adorno aveva le sue ragioni (parola chiave "industria culturale"). Tuttavia, la filosofia della musica farebbe bene a mettere da parte il suo scetticismo nei confronti del jazz e della musica pop e a esaminare più da vicino le rispettive potenzialità estetiche.

Questo è esattamente ciò che fa il filosofo - e pianista jazz di formazione - Daniel Martin Feige nel suo nuovo libro Filosofia della musica. L'estetica musicale sulla scia di Adorno. Utilizzando otto categorie filosofiche di base, sostiene che termini come "comporre", "interpretare" o "improvvisare" non dovrebbero essere utilizzati come strumenti di misura rigidi e predefiniti derivati dalla musica classica, ma dovrebbero essere ripensati dalla prospettiva di ogni opera musicale - un lavoro concettuale dialettico, nello spirito di Adorno.

Feige esamina le caratteristiche estetiche della musica d'arte occidentale, del jazz e della musica pop con molti riferimenti teorici filosofici, ad esempio l'aspetto dell'improvvisazione jazzistica con l'aiuto della teoria dell'azione di G. E. M. Anscombe, nonché sullo sfondo dell'ermeneutica di Martin Heidegger, Hans-Georg Gadamer e John McDowell. Sebbene le riflessioni rimangano per lo più a livello astratto (si contano sulle dita di una mano gli esempi di musica trattati in modo più dettagliato), Feige giunge ad alcune intuizioni fondamentali, soprattutto per quanto riguarda il jazz: ad esempio, che il processo di produzione artistica è già insito nella musica stessa o che l'incalcolabile è incluso nell'improvvisazione e che il significato di un'intera performance può essere stabilito solo retrospettivamente e nel suo complesso. Feige tematizza la musica pop soprattutto attraverso l'aspetto del mezzo, attribuendole - a differenza della "musica d'arte", per esempio - soprattutto un'esistenza come "registrazioni non documentarie [...]" (p. 143).

Nel complesso, il libro è un'apertura riuscita e illuminante dell'estetica di Adorno nei confronti di tradizioni musicali finora trascurate e offre numerose possibilità di collegamento, non da ultimo per studi che si concentrino ancora più da vicino sul soggetto musicale.

Daniel Martin Feige: Filosofia della musica. Musikästhetik im Ausgang von Adorno, 216 p., € 24,00, edizione testo+kritik, Monaco 2024, ISBN 978-3-689-30028-9

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