"Sonata Kreutzer"

Beethoven ogni venerdì: in occasione del suo 250° compleanno, ogni settimana analizziamo una delle sue opere. Oggi è la volta della Sonata per violino e pianoforte n. 9 in la maggiore "Kreutzer".

Le possibilità musicali che la sonata per violino e pianoforte apriva ancora all'inizio del XIX secolo e quanto poco vincolante fosse il trattamento degli strumenti si evince dal frontespizio della Sonata op. 47 di Beethoven, pubblicata nel 1805, la cosiddetta "Sonata Kreutzer" a causa della sua dedica: "È una sonata per violino e pianoforte". Sonata per il Piano-forte ed un Violino obbligato, scritta in uno stile molto concertante, quasi come d'un concerto - una sonata per pianoforte e violino obbligato, scritta in uno stile molto concertante, quasi come un concerto. Con tanta variabilità, non è certo una coincidenza che per tutto il XIX secolo non sia emersa un'estetica indipendente della sonata per pianoforte e strumento melodico (non solo in relazione al violino).

Beethoven dedicò la composizione al virtuoso francese del violino Rodolphe Kreutzer, il quale però, secondo Hector Berlioz, non la suonò mai e la considerò addirittura una "oltraggio inintelligibile" (come "assolutamente incomprensibile"). Ma anche tra i suoi contemporanei di lingua tedesca, Beethoven trovò poca simpatia. Al contrario, fu accusato senza mezzi termini di voler solo essere diverso dagli altri: In una recensione sulla rivista Leipzig Allgemeine musikalische Zeitung è utilizzato da un "terrorismo estetico o artistico" forse comprensibile alla luce di un primo movimento di ben 599 battute. Anche le esigenze tecniche erano percepite come molto elevate e la sonata stessa era raccomandata solo per certe occasioni: "Quando due virtuosi, per i quali nulla è più difficile, che possiedono tanto spirito e conoscenza che, se si aggiungesse la pratica, potrebbero al massimo scrivere loro stessi tali opere, e che, proprio per questo spirito che aleggia sul tutto, non sono disturbati dai più meravigliosi eccessi nei dettagli -: se si riuniscono, familiarizzano con l'opera (perché anche loro dovrebbero farlo), se aspettano l'ora in cui anche il più grottesco può essere goduto, purché sia fatto con spirito, e se lo eseguono in quest'ora: ne avranno un pieno e ricco godimento."

L'idea di un'ora musicalmente più intima prefigura immediatamente l'opera di Leone Tolstoj del 1889, La Sonata Kreutzer in cui la composizione di Beethoven funge da catalizzatore emotivo e trasforma l'amore della protagonista in gelosia ossessionata dal potere. Un dramma psicologizzante sulle profondità emotive represse della borghesia dell'epoca. Il 21° capitolo recita: "Quando due persone si dedicano all'arte più nobile, la musica, deve esserci una certa intesa intima; non c'è nulla di offensivo in un tale approccio, e solo un uomo stupido e geloso può vederci qualcosa di discutibile. Tuttavia, tutti sanno bene che è con l'aiuto di queste attività, soprattutto della musica, che si verifica un gran numero di rotture coniugali nella nostra società".

 


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