Sinfonia n. 7

Beethoven ogni venerdì: in occasione del suo 250° compleanno, ogni settimana analizziamo una delle sue opere. Oggi è la volta della Sinfonia n. 7 in la maggiore.

Tra tutti i parametri musicali, il ritmo occupa indubbiamente il primo posto nella Settima Sinfonia op. 92 di Ludwig van Beethoven: ciascuno dei quattro movimenti è strettamente legato a figure di movimento simili a motivi che conferiscono all'opera un impulso energico - dal 6/8 vivace, a volte rimbalzante, del pesante movimento di apertura al finale pieno di energia e di corsa. Per questo motivo Richard Wagner definì la composizione una "Apoteosi della danza", un termine che usava non tanto per indicare una possibile coreografia quanto per riassumere il gesto generale della partitura.

Il centro emotivo della sinfonia, tuttavia, è il secondo movimento lento, segnato Allegretto (un po' veloce). Con il suo tono affondato e stridente, segna una marcia funebre tragicamente motivata, dalla quale Beethoven emerge solo in due sezioni - simili a un trio ripetuto - in un più leggero La maggiore, portato melodicamente dai clarinetti e dai fagotti. Un accordo in aperta dissolvenza nell'armonia dei fiati incornicia solennemente il movimento all'inizio e alla fine. La marcia funebre si caratterizza soprattutto per il suo ritmo di base sostenuto (lungo - breve - breve), che viene completato dal punto di vista motivico da due note lunghe successive; ciò si riflette anche nel soprannome dell'opera, ancora diffuso in Francia, di Sinfonia dattilica riflesso. Alle prime esecuzioni, a pochi mesi dalla vittoria su Napoleone nella battaglia di Lipsia, conquistata con notevoli perdite, il pubblico contemporaneo ascoltò la sinfonia con orecchie aperte e comprese immediatamente la tragedia espressa nell'Allegretto. Questa affinità con Vienna è documentata da un resoconto del Leipzig Allgemeine musikalische Zeitung. Si dice che il pubblico abbia richiesto un dacapo quasi inimmaginabile nei concerti di oggi: "L'Andante ! (La minore) doveva essere ripetuto ogni volta e ha deliziato gli intenditori e i non intenditori.."

La misura in cui il movimento è ancora oggi in grado di evocare connotazioni simili è dimostrata dal suo utilizzo come musica da film per scene apocalittiche - non in senso illustrativo, ma come realizzazione sonora di un tumulto interiore. Questo vale, ad esempio, per Il discorso del re (2010). La musica di Beethoven è musicata dal discorso radiofonico del re britannico Giorgio VI, in cui giustifica al suo popolo - già consapevole delle innumerevoli vittime - l'ingresso del Paese nella Seconda Guerra Mondiale. Il movimento, solo leggermente abbreviato, viene utilizzato in modo molto più drammatico anche in Sapere - Il futuro finisce ora (2009), quando Nicolas Cage (alias John) sale in auto poco prima che la terra esploda in un mare di fiamme, inserisce un CD e si dirige verso i suoi genitori, al riparo acustico dalla folla disperata che saccheggia nell'inferno. La marcia funebre non è integrata nella trama vera e propria, ma più fondamentalmente nel gioco filosofico e teologico delle idee in L'uomo della Terra (2007) - come risposta musicalmente significativa alla domanda: "Credete nel futuro dell'umanità?"


Ascoltate!

Anche lei può essere interessato