Le creature di Prometeo

Beethoven ogni venerdì: in occasione del suo 250° compleanno, ogni settimana analizziamo una delle sue opere. Oggi la musica del balletto "Le creature di Prometeo".

Particolare del ritratto di Beethoven di Joseph Karl Stieler, 1820 ca.

Quando Prometeo rubò il fuoco e lo portò all'umanità, gettò le basi della civiltà. La ruota e il piatto profondo seguirono presto come innovazioni intelligenti. Negli ultimi tempi, tuttavia, si sta diffondendo una diffusa ignoranza della convivenza sociale, della fame ancora incontrastata nel mondo e dei cambiamenti climatici ormai evidenti, unita a dubbi socialmente accettabili sulla scienza. È grazie a Epimeteo, fratello di Prometeo, il cui nome significa "colui che pensa dopo", che questo è potuto accadere. Tra l'altro, ha sposato la bella Pandora - quella con il vaso di tutti i mali...

Ludwig van Beethoven racconta una storia un po' diversa nella sua musica per balletto Le creature di Prometeo op. 43, una composizione commissionata per il maestro di balletto italiano Salvatore Viganò (1769-1821), che lavorò a Vienna tra il 1799 e il 1803 e divenne direttore del balletto alla Scala di Milano nel 1811. Non sono sopravvissuti né uno scenario né la coreografia originale. Tuttavia, dalla locandina è possibile ricostruire le vicende mitiche musicate in un'introduzione e in 16 numeri musicali: Nella lettura di Beethoven, Prometeo infonde la vita a due statue umane di argilla con la fiamma del cielo, ma non riesce a risvegliare la loro ragione. Dopo che una voce più alta gli impedisce di distruggere la sua opera, conduce le creature sul monte Parnaso, dove Apollo non solo dona loro ragione e sentimento, ma anche il senso della natura e dell'arte.

Sebbene l'intero balletto abbia riscosso un notevole successo con 29 rappresentazioni, non ha trovato un'eco duratura tra i contemporanei. Nel Giornale per il mondo elegante si diceva sobriamente nel 1801: "Se il signor van Beethoven sia stato in grado di ottenere ciò che un pubblico come questo richiede, data l'unità - per non dire l'uniformità - della trama, lo lascerò indeciso. Ma che abbia scritto in maniera troppo dotta e con poca considerazione per la danza per un balletto è fuor di dubbio.Questo inizia con l'ouverture. In qualsiasi grande opera sarebbe al suo posto e non mancherebbe di avere un effetto significativo; qui, invece, è al posto sbagliato". In effetti, l'ouverture è un movimento quasi sinfonico con un'introduzione lenta e un'ampia sezione di sviluppo. Probabilmente non è una coincidenza che Beethoven utilizzi l'accordo di settima iniziale come riferimento quasi citazionistico all'efficace apertura della sua Prima Sinfonia; l'apertura della Prometeo-finale, tuttavia, ritorna nel Eroica di nuovo.

 


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