Nel crogiolo
Il festival berlinese dell'Hebbeltheater am Ufer ha dedicato un concerto-ritratto al compositore svizzero, che ha viaggiato molto.
Michael Pelzel si trova a Berlino da sei mesi grazie a una borsa di studio del Servizio tedesco per lo scambio accademico. Una ragione sufficiente perché l'Ultraschallfestival di Berlino gli dedichi un concerto-ritratto. Sotto la direzione di Johannes Kalitzke, il 23 gennaio il Klangforum Wien ha presentato tre opere per grande ensemble di Pelzel. La registrazione del concerto sarà pubblicata anche come CD ritratto nell'edizione Zeitgenössische Musik del Consiglio musicale tedesco. Le cose stanno andando bene a Berlino per il compositore svizzero, che nel 2011 ha ricevuto il Premio Busoni dall'Accademia delle Arti. In occasione della cerimonia di premiazione, Enno Poppe ha elogiato la capacità di Pelzel di trasformare le influenze più diverse in qualcosa di personale. Il concerto all'Hebbeltheater am Ufer di Berlino ha testimoniato ancora una volta questa qualità.
Sul palcoscenico aperto a scatola nera non c'erano solo archi e fiati, ma anche tre percussionisti con vari strumenti, un pianoforte preparato e una celesta. Il Klangforum ha presentato il primo pezzo con una dinamica impressionante, ... lungo la 101 ...del 2008, in cui Michael Pelzel esplora musicalmente la famosa Highway 101 della costa occidentale americana. In questo brano, i suoni dell'ensemble si accumulano fino a formare dense nuvole, immagini e superfici, come in un viaggio variegato. In effetti, sembrano penetrare echi di musica popolare americana: per un momento può sembrare country, come una banda di ottoni, ma si è già sfrecciati oltre questo tratto di strada.
Anche in ... sentiers tortueux ... del 2007, che si traduce con "sentieri tortuosi", l'ascoltatore si immagina in un viaggio movimentato. Ancora una volta emergono paesaggi sonori molto densi che coinvolgono l'intero ensemble, per poi diradarsi nuovamente ed enfatizzare le sottigliezze dei singoli gruppi strumentali - i due pianoforti accordati a intervalli di sesta nota o i fiati che sfumano nel nulla.
La ricchezza di Pelzel e la sua capacità di far emergere i più diversi colori tonali dall'ensemble senza alcun ausilio elettronico sono emerse anche nell'ultimo brano. Blocco sempiterno (2012-14) si fa notare. In esso elabora un'altra esperienza di viaggio, quella di un soggiorno di studio in Sudafrica. Lì ha imparato la particolare tecnica esecutiva del lock-in, un modo speciale di suonare strumenti a percussione con più persone contemporaneamente, in modo da rendere udibili ulteriori ritmi nei sovratoni. Anche in Blocco sempiterno Michael Pelzel ha dimostrato la sua capacità di far convivere influenze diverse come le impressioni provenienti dall'Africa con il suo amore per la musica del XIX secolo. Ricca di varietà, densa, bidimensionale eppure a tratti sottile, l'immagine di un paesaggio in continuo cambiamento è stata creata anche qui. Il pezzo è culminato in un finale impressionante, quasi pomposo, che ha lasciato il pubblico senza parole e meravigliato da questo linguaggio musicale così unico e versatile. Il pubblico ha applaudito con entusiasmo. Resta ora da vedere quale impronta lascerà il soggiorno berlinese della borsa di studio sulla musica di Pelzel, in questo melting pot capace di combinare cose così diverse.