Ticino: strategia di rete
Questa edizione riporta alla luce la Scuola universitaria di Musica del Conservatorio della Svizzera italiana, unico istituto universitario musicale svizzero al sud delle Alpi. In un contesto come quello del Ticino la creazione di reti è fondamentale. Questo vale in misura maggiore per il contesto culturale, dove i principali attori hanno fatto del lavoro in teatro la loro priorità strategica.
Christoph Brenner - Cosa significa essere una scuola giovane e piccola in un mondo dominato dalla tradizione? In un piccolo territorio abitato da appena 300.000 persone? In un polo economico e culturale d'importanza mondiale ad appena 60 chilometri di distanza? In un mercato del lavoro caratterizzato dalla difficile situazione economica della periferia del Paese e dal coinvolgimento del principale settore economico?
Al momento della sua fondazione, 30 anni fa, il Conservatorio della Svizzera italiana (CSI) sembrava non avere alcuna possibilità. Eppure... nonostante mezzi finanziari limitati e la presenza di concorrenti di peso sia a Nord che a Sud, il Conservatorio è riuscito a conquistarsi il suo spazio, puntando innanzitutto sulla cooperazione e sulla creazione di reti.
Reti interne, in quanto è strutturato in tre dipartimenti: in aggiunta alla Scuola universitaria di Musica (SUM) e alla Scuola di Musica, nel 1999 è stata fondata una scuola pre-professionale, oggi Pre-College. I tre dipartimenti, pur con direzione, contabilità e gestione dei contratti separati, collaborano in modo inter- e transdipartimentale, non solo per la formazione dei docenti strumentali/vocali e la relativa pratica professionale, ma anche nella pianificazione del personale, nella progettazione di un iter unico e continuato dell'allievo dalla Scuola di Musica alla SUM e nella presenza sul territorio: laddove la SUM si orienta chiaramente verso un orizzonte internazionale, gli altri dipartimenti sono fortemente ancorati al territorio, facendo del Conservatorio una vera scuola ticinese. Il Pre-College, tra parentesi, è co-diretto dai due direttori della SUM e della Scuola di Musica, fatto che - piuttosto sorprendentemente - gli ha permesso di sviluppare un forte profilo autonomo nell'interesse dei suoi allievi.
La cooperazione è naturalmente quella con le altre realtà universitarie sul territorio, in primis la SUPSI (Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana), alla quale la SUM è affiliata, ossia integrata a livello universitario ed autonoma a livello amministrativo e finanziario, modello che si è dimostrato vincente: un Doppio Master per formare docenti di educazione musicale concepito assieme al DFA (Dipartimento Formazione ed Apprendimento, già Alta scuola pedagogica); un Master di Ricerca artistica assieme all'Accademia Teatro Dimitri (ATD), anch'essa affiliata alla SUPSI; le assi di ricerca tematiche e trasversali all'interno della stessa SUPSI. Inoltre, da quasi 20 anni, nell'ambito della Rassegna 900presente: SUPSIArts, con produzioni - in sinergia con la stessa ATD e con il Corso di laurea in Comunicazione visiva del DACD - di opere "tradizionali" (es. Il ratto di Lucrezia di Britten), più sperimentali (es. Kraanerg di Xenakis, con riprese TV della RSI) e importanti commissioni (es. quella al compositore spagnolo Sánchez-Verdú per Il Giardino della Vitaspettacolo teatrale su testi di Isella).
Vent'anni fa, la musica contemporanea in Ticino non era neanche una nicchia di mercato: il Conservatorio ha quindi colto la possibilità di diventarne l'attore principale. Anche in questo caso la collaborazione è stata fondamentale: da due decenni Rete Due e RSI sono coproduttori di Rassegna 900 presente. Sono inoltre partner strategici in diversi altri ambiti, dalla produzione musicale (coproduzioni, presentazioni di servizi) ai programmi radiofonici.
In una situazione di trasformazione si trova l'Orchestra della Svizzera italiana (OSI), da sempre un partner importante, non solo nella formazione (es. per i diplomi di solista), ma sempre più anche nella produzione, come in una memorabile Nona Sinfonia di Mahler, scelta per essere pubblicata in CD nel 2017 dall'Associazione degli Amici dell'OSI.
Una pietra miliare è stata inoltre raggiunta nel 2015 con l'inaugurazione del LAC, il nuovo centro culturale di Lugano, con un teatro e una sala concerti, che svolge un ruolo fondamentale nello sviluppo della scena culturale luganese. Numerose sono state le collaborazioni del CSI con il LAC (ad esempio le "matinée domenicali") e con Lugano Musica (ad esempio l'EAR, la "rassegna di musica elettronica" e gli "approfondimenti tematici"), e molto apprezzata è stata la sponsorizzazione degli eventi del LAC, che registrano regolarmente il "tutto esaurito".
Se il Conservatorio vuole continuare ad avere successo in futuro, deve mantenere l'equilibrio tra scuola residenziale internazionale e integrazione regionale. Dovrà cercare di consolidare i suoi punti forti (scuola piccola e flessibile a basso impatto burocratico, internazionale, multilinguistica), insistere sugli ambiti che gli permettono una posizione egemonica almeno relativa (pedagogia musicale in lingua italiana, musica contemporanea, attività orchestrale) e coltivare il suo eccellente corpo docenti e l'alto livello dei suoi collaboratori. Il lavoro in rete sul territorio è indubbiamente un elemento cardine per trasformare i punti deboli enunciati inizialmente in punti di forza, e le necessità in virtù.
Christoph Brenner
... è direttore del Conservatorio della Svizzera italiana.
Giulia Genini (Co-responsabile della formazione e musicista freelance), come può, secondo Lei, il Ticino affermarsi in un contesto artistico in Svizzera, risp. quali sono i suoi punti vendita unici?
Se si pensa all'offerta culturale presente sul territorio ticinese in relazione alle sue dimensioni, ci si rende conto che questo triangolo della Svizzera è estremamente vivace e dinamico e che è in linea con altri importanti centri culturali svizzeri. Se prendiamo il frangente musicale i dati parlano chiaro: la presenza di un'orchestra stabile, l'OSI, con collaborazioni di prestigio internazionale tra solisti e direttori d'orchestra, un coro, il coro della RSI, con 80 anni di tradizione, un'orchestra barocca, I Barocchisti, tra i più rinomati al mondo, il Conservatorio della Svizzera italiana, oggi Scuola universitaria di Musica, che offre un'ampia gamma di programmi di formazione e post-laurea per gli studenti più avanzati e diversi, la Scuola di Musica del Conservatorio della Svizzera italiana attiva in tutto il territorio ticinese nelle sue diverse sedi di Lugano, Mendrisio, Bellinzonese e tre valli e Locarno, la Civica Filarmonica di Lugano che vanta una tradizione addirittura centenaria, una sala da concerti nuova di zecca, il LAC, stagioni musicali di ampio respiro che spaziano dalla musica classica al pop, al jazz. Per non parlare di musei, teatri, esposizioni, festival, il tutto in una cornice unica: un territorio ricco di storia a contatto con una natura esplosiva. Il Ticino è un vero concentrato di cultura e bellezza. Questo è certo, ed è tutto nel palmo della vostra mano.
Che significato ha la creazione di reti nell'ambito dell'insegnamento e della ricerca per il Conservatorio della Svizzera italiana?
L'interdisciplinarità, il dialogo e la collaborazione - non solo in relazione all'insegnamento e alla ricerca, ma anche direttamente tra tutte le componenti dell'istituto, siano esse i dipartimenti, i docenti, gli studenti, il personale e altri - è anche un aspetto di vitale importanza delle attività del Conservatorio della Svizzera italiana. Collegare e mantenere la comunicazione tra tutte le varie componenti della Scuola universitaria di musica è un compito continuo. Questo permette di definire le linee comuni e di stabilizzare in modo definito e potenziato gli impegni della scuola.
Luca Medici (Direttore della Scuola di Musica e Responsabile delegato del Pre-College del CSI) quali sono le principali sfide per il Ticino come Cantone e come centro culturale in Svizzera e in Europa?
Direi che la prima sfida a livello ticinese è quella di realizzare la ricchezza del mondo culturale e formativo della scena ticinese, sembra scontato, ma a fronte di tante eccellenze, forse ciò che oggi manca è un disegno, una politica culturale, delle linee guida. Questo è necessario per fare chiarezza e per guidare lo sviluppo futuro di questa scena: Ogni ticinese è un fan di Daniele Finzi Pasca, dell'OSI, del Teatro Dimitri e del CSI, ma per continuare con queste eccellenze e per diventare parte della società, abbiamo bisogno di linee guida che ci portino a un coinvolgimento sempre maggiore di tutti i settori della società. In questo modo sarà più facile interpretare il nostro mandato culturale nei confronti della Svizzera e dell'Europa, promuovere ciò che un piccolo territorio con risorse da investire può realizzare, creare una vera identità culturale ticinese e affermarla!
Michel Gagnon (direttore generale del LAC Lugano Arte e Cultura), quali sono per Lei le grandi opportunità del Ticino come polo artistico e come sede del Conservatorio della Svizzera italiana?
Il Ticino è un luogo peculiare e virtuoso. È una realtà territoriale di piccole dimensioni con un'offerta culturale decisamente superiore ad altre di dimensioni simili. Oltre a essere sede di quel polo culturale che è dirigo, ci sono altre attrattive sul territorio, come il Museo d'Arte Svizzera, l'Orchestra della Svizzera - fresca di legame con l'ICMA -, la Fondazione Nazionale Svizzera di Musica e il Conservatorio della Svizzera Italiana, solo per citarne alcune. Ci sono eventi di rilevanza internazionale come il Festival di Locarno o diffusi in Svizzera, tra cui lo STEPS Dance Festival, e manifestazioni di teatro contemporaneo come il FIT Festival Internazionale di Teatro. In questo contesto favorevole si è sviluppata un'importante tradizione musicale legata alla classica, con un numeroso seguito di appassionati. Al LAC abbiamo una sala da concerto con un'acustica eccellente, che ci ha permesso di fare un ulteriore passo avanti. Le rassegne di musica classica si sviluppano sull'arco di una stagione, da ottobre a giugno, e ospitano orchestre prestigiose, assieme a direttori e solisti di alto livello. Lo scorso anno, a inizio estate, abbiamo pure ospitato un paio di concerti spettacolo all'aperto in Piazza Luini. Il LAC ospita l'Orchestra della Svizzera italiana (OSI), con la quale abbiamo siglato un progetto di residenza artistica che ha dato vita ad alcuni interessanti progetti in collaborazione con altri partner artistici: con LuganoInScena, ad esempio, abbiamo realizzato una performance di danza con musica dal vivo La mer + La sagra della primavera (interpretato dalla Compagnia Virgilio Sieni e dall'OSI). La scena musicale è inoltre sostenuta dalla Radiotelevisione Svizzera sia in qualità di produttore dei Concerti RSI sia per la sua diffusione con un canale radiofonico culturale dedicato. Il Ticino è un territorio fertile e virtuoso in cui sia l'istituzione del Conservatorio sia i suoi studenti possono prosperare. In quest'ottica si inserisce la collaborazione tra il LAC e il Conservatorio della Svizzera italiana (CSI), che propone matinée musicali il giovedì mattina aperte al pubblico nella sala grande del centro culturale. Sono occasioni della durata di circa un'ora durante le quali si esibiscono gli studenti del CSI, suonando un repertorio costruito appositamente e introdotto da una breve presentazione. I concerti si rivolgono a tutti e tra il pubblico troviamo appassionati, neofiti della musica classica che cercano un modo per avvicinarsi a questo mondo e molte famiglie. L'atmosfera è informale e la relazione con il pubblico diretta, a due passi dai musicisti abbiamo grandi cuscini per i bambini.
Quali sono le principali sfide per il Ticino come Cantone e come centro culturale in Svizzera e in Europa?
Non arroccarsi su se stessi, ma far prevalere l'identità culturale e favorire le collaborazioni. Per il LAC è evidente che, in nome di un forte radicamento al territorio, è fondamentale una risposta internazionale attraverso la qualità della programmazione, la trasversalità e il dialogo tra le arti che abbiamo a disposizione. Allo stesso tempo, soffermandomi sempre sul LAC, è necessario essere un centro culturale contemporaneo, quindi dinamico, inclusivo e aperto a un pubblico quanto più vasto e internazionale possibile. È importante anche essere un centro di produzione e sviluppare un programma di media culturali attento e capace di offrire opportunità di incontro con l'arte stimolanti e piacevoli. È importante fare un buon bilancio di questi diversi "ingredienti" e valorizzarli. Se parliamo del paradigma della musica classica, al LAC accogliamo le migliori orchestre e direttori in un cartellone che è quello di una grande città europea, ma al tempo lavoriamo per sviluppare produzioni e iniziative importanti con l'Orchestra residente alla quale si aggiunge la collaborazione con il Conservatorio per diffondere la musica classica sul territorio e verso i giovani.
Affianchiamo così ai grandi concerti sinfonici e recital, concerti dell'Orchestra della Svizzera italiana per le scuole e per le famiglie, concerti spettacolo in Piazza Luini, matinée musicali assieme al Conservatorio, approfondimenti che creano collegamenti tra la musica classica e l'arte (Un quadro - una musica), e progetti digitali dedicati alla musica classica. In quest'ultimo ambito stiamo lanciando LAC orchestra, una piattaforma web e un'applicazione per tablet che invita gli utenti a conoscere gli strumenti che compongono un'orchestra e a comprenderne la formazione attraverso la musica, l'interattività e tanti filmati sorprendenti che ritraggono il singolo orchestrale o il maestro suonare la stessa aria da prospettive diverse e inedite. Riassumendo, sicuramente una sfida è quella di sapere bilanciare gli ingredienti qui sopra citati, un'altra è quella di garantire la qualità in ogni cosa e saper sorprendere in modo positivo. Questo, a mio avviso, è quello che in soli 3 anni ci ha permesso di essere naturalmente riconosciuti dalla comunità, di essere conosciuti in Svizzera e oltre i confini nazionali e di continuare a crescere.